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Vincitori di Teatro in classe 2017/2018

Migliore Recensione

Classe 4° A del Liceo Classico “Muratori-San Carlo” di Modena con lo spettacolo 1984 di Matthew Lenton

Motivazione
Per lo stile giornalistico rispettoso delle regole base che una recensione teatrale deve osservare, per la capacità di analizzare ogni aspetto della messa in scena con un lessico pertinente e allo stesso tempo accattivante, vincono il premio per la miglior recensione i ragazzi della classe 4° A del Liceo Classico “Muratori-San Carlo” di Modena con lo spettacolo 1984.

Leggi la recensione:
LONDRA, 1984. Winston Smith, un semplice funzionario del ministero della Verità, per lavoro si vede ogni giorno costretto a cancellare centinaia di informazioni del passato, sostituendole con quelle che il governo ritiene più idonee, in modo da creare una memoria storica favorevole al contemporaneo regime, governato dal Grande Fratello. In un mondo in cui la continua guerra è pace e dove la libertà è schiavitù, Winston sente una spinta dionisiaca alla libertà, che lo porta ad assumere un atteggiamento sempre più ribelle. Tenere un suo diario personale, frequentare in segreto Julia, donna molto passionale, e avvicinarsi ad una realtà che contrasta con il regime sono solo alcuni dei crimini che lo condurranno a mettere in pericolo la propria vita in nome di un gioco contorto di sopravvivenza tra libertà individuale e sistema. Il regista Mattew Lenton e la sua compagnia hanno indubbiamente colto con entusiasmo la sfida provocatoria e, allo stesso tempo, intellettuale che il romanzo distopico di George Orwell continua a proporre anche in questi ‘tempi interessanti’, come li definirebbe Slavoj Zizek. Il risultato di questa provocazione è una messa in scena che coniuga lo spietato realismo, tipico del teatro anglosassone, con l’intento pedagogico ricercato da Claudio Longhi, direttore di ERT che ha prodotto lo spettacolo, e con una sfumatura di impegno politico, spesso presente nel teatro contemporaneo. Esempio lampante di questa tendenza è il prologo dello spettacolo, durante il quale a due attori viene posta una domanda, diversa per ogni replica, circa i temi di attualità che il regista
sente più urgenti per una riflessione collettiva. L’intero intreccio narrativo è stato costruito sulla base di otto dialoghi fondamentali, che sono stati individuati nella fase preliminare di collaborazione tra il
cast e la regia. Il regista Mattew Lenton, inoltre, riprende fedelmente l’omonimo capolavoro e dirige
con mano ferma i suoi attori, non lasciando nulla al caso, ma creando una perfetta sincronia di battute e movimenti che rende la visione piacevole e alleggerisce la pesantezza del tema trattato. Dal punto di vista della recitazione, non si possono che lodare le splendide interpretazioni di tutto il cast, in particolare dei protagonisti Luca Carboni e Aurora Peres. Gli attori danno voce alle parole del romanzo
senza l’inserimento di elementi estranei alla narrazione dello scrittore inglese; particolarmente suggestiva risulta la scelta registica di inserire una figura, interpretata da Nicole Guerzoni, che incarna allo stesso tempo il narratore onnisciente della vicenda e l’espressione della coscienza del protagonista. Facendo irruzione sulla scena, poi, sfonda la parete che la separa dalla vicenda ed entra a far parte del quadro narrativo attraverso quella che pare essere la descrizione di un intrigante quadro in movimento esaltato dalle scelte scenografiche portate sul palco. Lo spettacolo si presenta come un prodotto semi-cinematografico, dove la scenografia, le luci e i suoni sembrano collaborare in maniera coerente ed efficace, riuscendo a rendere chiara la sensazione di forte straniamento del protagonista e tentando di far immedesimare gli spettatori nella vicenda, ricorrendo ad abbaglianti luci LED e a immagini di cruda tortura, ripercorrendo uno schema simile a quello della catarsi delle tragedie greche. Infine, la dolce voce del narratore esterno è come una carezza che accompagna lo spettatore in un processo d’immedesimazione e contrasta con la violenza dei suoni e delle immagini, che lasciano quel gusto amaro di straniamento che vive il protagonista nel 1984.

Migliore Rubrica

Classe 3° A del Liceo Classico “Formiggini” di Sassuolo con lo spettacolo Va pensiero di Marco Martinelli e Ermanna Montanari

Motivazione

Per l’originalità della scrittura, caratterizzata da un’ironia che ha permesso loro di riflettere su tema     scottante della nostra società senza cadere nella facile trappola dei luoghi comuni, vincono il premio per la MIGLIOR RUBRICA i ragazzi della classe 3° A del Liceo Classico “Formiggini” di Sassuolo con lo spettacolo Va pensiero.

Leggi la rubrica:
Con lo spettacolo Va Pensiero, Emilia Romagna Teatro Fondazione torna a promuovere un teatro civile e di denuncia, avvalendosi della lunga esperienza in questo campo del Teatro delle Albe. In una regione in cui si continua a pensare che la mafia sia un problema “dei meridionali”, utilizzando notizie di cronaca, è importante conoscere la storia dell’insediamento della ‘ndrangheta a partire dal confino dei primi mafiosi come Antonio Dragone, fino ad arrivare all’esplosione mediatica del Processo Aemilia, primo processo di mafia nel Nord Italia.
Alla fine dello spettacolo, che ha raccontato in modo spietato come, senza che nessuno se ne accorgesse, la mafia sia penetrata e si sia radicata in Emilia-Romagna, coro, attori e pubblico commossi hanno intonato Va Pensiero, l’effetto catartico ci rincuorava.
La musica di Verdi ha coperto il rumore degli spari che nel frattempo a Reggiolo, a soli 40 chilometri dal teatro, freddavano a bruciapelo il cutrese Francesco Citro.
Nel frattempo Marco Martinelli, il regista, saliva sul palco dello Storchi e abbracciava, fra applausi scroscianti, Donato Ungaro, colui che ha avuto il coraggio della denuncia.
A Reggiolo nessuno ha visto o sentito niente.