Padri e figli
Teatro Storchi
A proposito di questo spettacolo
Il regista e attore Fausto Russo Alesi si confronta con Padri e figli, il romanzo di Ivan Turgenev: 13 attori, una musicista e un consulente di letteratura russa come il professore Fausto Malcovati per uno spettacolo corale.
Materialista, antitradizionalista e sempre contro: un nichilista. Così si definisce lo studente di medicina Bazarov, il ruvido e complesso protagonista del romanzo.
In Padri e figli Turgenev fotografa il conflitto generazionale che domina la Russia conservatrice e patriarcale degli anni Sessanta dell’Ottocento. Ai padri, legati a un mondo aristocratico e privilegiato, si contrappongono i figli, più democratici e impegnati a costruire il loro mondo che nega e rifiuta i principi e i valori del passato e della tradizione, iniziando a costruire un mondo “senza”: senza illusioni, senza autorità, senza falsi idoli.
Ma sono davvero tutti falsi gli ideali e i valori contro cui si scagliano i figli?
E quale cambiamento rivendicano con forza?
Affidato alla forza, alla vitalità e al talento di tredici attori e alla partitura musicale di Giovanni Vitaletti portare in scena oggi questo romanzo, significa interrogarsi ancora sull’ “uomo” e sulla crisi di un’epoca, sulla libertà e sull’eterno e difficile confronto tra le generazioni, tra le classi sociali e con il potere.
Con la consulenza e con la presenza in scena del Professor Fausto Malcovati, il regista e attore Fausto Russo Alesi si confronta con uno dei romanzi più importanti di sempre.
Note di regia:
“Padri e figli è innanzi tutto un progetto, frutto di collaborazione, condivisione e investimento su studio e formazione, nato nel 2016 e sviluppatosi con modalità e tempistiche più libere e fuori dai percorsi ordinari. Proprio per questo ringrazio di cuore tutte le persone che ci hanno creduto e i teatri che lo hanno prodotto, abbracciato e sostenuto. Più siamo andati avanti nel lavoro, più il tempo è passato, più siamo rimasti ad aspettare, più il presente complesso e incerto che ci troviamo a vivere ci avvicina a Turgenev e ci fa sentire il calore delle sue parole e dopo l’ultima tappa di allestimento ad aprile scorso, ancora in piena pandemia, eccoci finalmente qui, felici di incontrare il pubblico e di poter “costruire” insieme, quel palcoscenico, quello spazio, quel tempo indispensabile per l’ascolto.
Da molto tempo amo questo straordinario romanzo di Ivan Turgenev in cui scorre la ricchezza e l’orrore della vita. Il Centro Teatrale Santacristina, diretto da Roberta Carlotto, mi è sembrato il luogo adatto per conoscerlo meglio, per verificarne le sue potenzialità e i suoi parametri vitali: infatti è lì che il lavoro ha avuto la sua genesi, in un contesto di formazione appunto. In quel luogo meraviglioso che mi lega alla figura straordinaria di Luca Ronconi, che lo ha creato, mi sono voluto porre la domanda: “quale è l’eredità dei padri e quale è il futuro dei figli?”.
Questa domanda portante, a mio avviso, del romanzo di Turgenev, è ciò che mi guida in questo lungo viaggio. Padri e figli è un romanzo che fu molto criticato al suo esordio, romanzo che probabilmente scontentava tutti, i padri conservatori e i figli progressisti poiché tutti apparentemente ne uscivano sconfitti. Mi sembra che la posizione di Turgenev sia estremamente esistenziale e mi sembra di riconoscere contraddizioni in ogni personaggio da lui descritto, lasciandoci intravvedere gli abissi e le debolezze dell’essere umano e soprattutto la sua incapacità di emanciparsene o di affrontarle. Ed è proprio quella sconfitta che mi ha interessato: il difficilissimo tentativo di Turgenev di abitare quel disagio e quell’incomprensione.
Le fondamenta su cui abbiamo appoggiato il nostro lavoro partono da un adattamento del romanzo reso possibile dall’autorevole presenza nel lavoro di drammaturgia e di traduzione del Professor Fausto Malcovati. Il suo essere generosamente anche in scena nei panni dell’autore Turgenev ha un valore importantissimo per me e per tutti noi: la possibilità e la necessità di dialogare con un riferimento insostituibile, un maestro, depositario di un sapere che non può che illuminarci la strada. Ho voluto da un lato assecondare il carattere del romanzo e quindi non negare le sue dilatazioni e il suo lento sviluppo, dall’altro cercare la teatralità e la possibile sintesi di un capolavoro magistralmente scritto, ma che nasce per essere letto. Da qui l’idea di provare ad indagare i possibili punti di vista da cui guardare il testo: da lettori di oggi che si mettono in rapporto con questa storia e con le sue tematiche, da personaggi che utilizzano la narrazione per raccontarsi attraverso il loro punto di vista, da una possibile figura di autore che si confronta con le sue creature, mettendole in relazione e attraversandole tutte per cercare di capire dove collocarsi nel mondo.
Mantenere? Demolire? Costruire? O trasformare il passato di cui siamo figli, provando a leggere il presente e cercando un futuro che non si vede ancora? È commovente con quanta poesia e struggente leggerezza Turgenev riesca a parlarci. “L’importante è sapere chi sei e verso dove vuoi andare”: questo ci dice Turgenev. E io credo proprio che sia vero, anche se tutto questo è inutile senza ricostruzione sociale, senza democrazia, senza cultura, senza un ascolto profondo e rispettoso per l’amore e per la vita.
Bazarov ha, da un lato, la forza e il talento di un visionario capace di demolire un ordine costituito e un passato obsoleto, è in grado di prendere le distanze da un presente mostruoso e corrotto e potrebbe con i suoi occhi tracciare un ponte con il futuro per dare risposte alle nuove generazioni; ma dall’altro ha anche in potenza la violenta degenerazione della sua coerenza. Bazarov innesca una miccia che ci interroga tutti e mi sembra di cogliere nel suo esaurimento finale, un grande gesto di accettazione del limite umano e la consapevolezza dell’orrore che può scaturire dalla sorda convivenza tra gli uomini […] I duelli, le barriere e gli scontri ideologici che Turgenev ci racconta, sembrano prevedere tutti i fallimenti storici e fanno risuonare tutte le contraddizioni umane, quelle domande universali necessarie alle sfide del nostro tempo”.
Fausto Russo Alesi
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Le note di regia, le interviste, la Lectio magistralis di Fausto Malcovati, le collaborazioni artistiche.
Durata primo atto: 2 ore e 15 minuti
Durata secondo atto: 2 ore e 15 minuti
Note
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Repliche
Al 09/03/2022
Al 11/03/2022
In altri teatri ERT
Dati artistici
composizione musiche originali Giovanni Vitaletti
progetto scenografico Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Max Mugnai
assistente alla regia Davide Gasparro
assistente alla scenografia Francesca Sgariboldi
assistente ai costumi Rossana Gea Cavallo
training fisico sull’attore Diana Manea
direttore tecnico Massimo Gianaroli
direttore di scena Lorenzo Martinelli
elettricista Gabriele Spadini
fonico Massimo Nardinocchi
attrezzista Eugenia Carro
sarta realizzatrice Eleonora Terzi
scene costruite nel Laboratorio di ERT / Teatro Nazionale
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttori Sergio Puzzo, Marco Fieni, Tiziano Barone
scenografe decoratrici Ludovica Sitti e Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Rebecca Zavattoni
produzione ERT / Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
in collaborazione con Teatro Verdi Pordenone, Centro Teatrale Santacristina
si ringrazia l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”
e il bando SIAE – S’Illumina
foto di Serena Pea
documentazione audio-video Francesca Cappi