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ERODIÀS + MATER STRANGOSCIÀS

Diario di bordo

 

di Virginia Landi

 

A Sandro, Anna, Alberto
e al “ verbum superanum dell’amare”.

Introduzione al Diario di bordo di “Erodiàs + Mater strangosciàs”

È maggio 2023, ricevo una chiamata da Simona Patti di ERT: mi chiede se voglio seguire a luglio e ottobre un nuovo progetto dedicato a Giovanni Testori intitolato “Erodiàs + Mater strangosciàs” che prevede la messinscena di due dei “Tre lai”, l’ultima opera che Testori scrisse prima di morire, pubblicata postuma nel 1994.
La proposta subito mi accende: non si tratta solo di Testori ma di un’operazione estremamente particolare. Il progetto sarà di Sandro Lombardi: Sandro metterà in scena lo spettacolo “Due lai” nella versione che lui stesso interpretò nel 1998 diretto da Federico Tiezzi.
Ma non sarà Sandro di nuovo a interpretare le due donne testoriane, sarà Anna Della Rosa, attrice di raffinata e intensa bravura, alla quale Sandro consegnerà il suo spettacolo.

Non si tratta di un progetto testoriano qualsiasi, si tratta di un lascito, un’eredità che passa da attore ad attrice attraversando anni e generazioni differenti.

La richiesta che mi viene fatta non è solo quella di seguire questo progetto ma di documentarne la sua natura insolita, giorno per giorno, raccogliendo quello che accade e le mie impressioni in un diario di bordo.
La mia risposta è “sì”. Conosco e ammiro Anna da quando appena ventenne lavorai con lei allo spettacolo “Prova” di Pascal Rambert; ammiro Sandro e il lavoro della sua compagnia Lombardi-Tiezzi dai tempi dell’università, dove ho studiato alcuni suoi lavori che hanno segnato la storia del teatro italiano, inoltre ho avuto il piacere di conoscerlo giusto qualche mese prima di ricevere questa chiamata, lavorando con lui nello spettacolo “Prima” di Pascal Rambert. Ecco perché la mia risposta non può che essere “sì!”.

Di seguito, le lettrici e i lettori troveranno il mio personale diario di bordo di “Erodiàs + Mater strangosciàs”, per chi vorrà immergersi in ciò che solitamente di uno spettacolo non viene mostrato né raccontato, per chi vorrà conoscere il punto di vista di una testimone parziale, innamorata del teatro, di questo progetto e delle persone che lo hanno reso e lo rendono realtà.

 

Modena, 11 ottobre 2023

Lunedì 2 ottobre 2023 – Giorno 1 “Io non capisso – Io rivo no a capire”

Sandro, Anna, Simona, Giulia, Alberto, Riccardo, Bianca ed io: otto persone intorno a tre tavoli di legno, uno affianco all’altro. È la prima riunione di compagnia: si parla delle prove, di attrezzeria, scenografia e del calendario. Simona, Giulia, Riccardo e Bianca se ne vanno «Buone prove – ci dicono – a dopo!». Restiamo in quattro: Sandro, Anna, Alberto ed io. Sandro e Anna sono ognuno a un capo del tavolo: comincia la prima prova a tavolino.
«Iniziamo con tutta tranquillità, senza correre» dice Sandro ad Anna. E Anna inizia «Jokanslàan / Slanjokàan». «Non farti dominare dal testo, continuerò sempre a ripetertelo» dice Sandro ogni qual volta Anna si lancia e si lascia trasportare dalle parole di Testori. Certo la tentazione è molto forte e deve essere difficile per Anna trattenere e dominare quel fiume in piena che è la scrittura testoriana. Sandro continua a dirigere le prove proponendole tecniche di lavoro sulla parola e sulla voce: «Io esagero sempre per sfondare il muro della parola. La parola va sfondata per poi tornare indietro. L’aver sfondato la parola ci lascia gli accenti giusti».
La lettura del copione a tavolino procede bene, con qualche ammonizione da parte di Sandro che mette Anna in guardia: «Questa parte l’hai recitata per te stessa, per tuo godimento. Non dobbiamo godere noi, deve godere il pubblico. Non dobbiamo in quanto attori e attrici farci trascinare troppo perché il pubblico, per poter godere, deve comprendere» dice Sandro.

La prima prova giunge al termine, Sandro ha in mente come organizzare i prossimi giorni di lavoro: «Avremo bisogno di un paio di giorni ancora per sfondare e articolare tutto per bene. Dobbiamo trovare il clima soprattutto di Mater strangosciàs: la sua umiltà, il suo dolore, il suo desiderio di capire, la mater è popolare ma non volgare» dice Sandro.
Anna è d’accordo, annuisce e sorride. Un lampo di sfida le attraversa gli occhi. È una sfida aperta tra lei e Testori, tra l’arrivare a comprendere con il suo corpo una lingua inventata e scritta da un’altra persona e farla sua. Il desiderio di Anna di capire è lo stesso della Mater: Anna vuole capire il senso profondo delle opere di Testori, la Mater, invece, il senso profondo dell’esistenza e della fede. Durante Mater strangosciàs Gesù risponde così alla richiesta di Maria di capire “l’uniga manera de capì / o de capire / è farsi intregamente dal Padre nostro comprendire”.
Applico le parole del Gesù di Testori alle nostre prove e penso che l’unico modo che Anna avrà di capire sarà farsi inglobare totalmente da Testori per poi ritrovare una sua personale strada all’interno dell’opera.

Martedì 3 ottobre 2023 – Giorno 2 “Oi Giuàn / Oh me por nan!”

Mattina: sopralluogo al Nuovo Teatro delle Passioni di Modena, in via Antonio Peretti 9, qui debutterà lo spettacolo il 17 ottobre 2023.
Realizzo che si tratta di un doppio passaggio di testimone: uno umano e uno spaziale.
Il tempo scorre, dal 1998 al 2023, Sandro passa ad Anna la sua interpretazione di due personaggi che ha amato. Il tempo scorre e il vecchio Teatro delle Passioni di Modena, ormai dismesso, rinasce proprio lì accanto. I resti di ciò che è stato si riempiono di nuova linfa vitale. Ad attraversare il tempo e lo spazio: il teatro, l’arte che non lascia traccia materiale dietro di sé, i resti sono da ricercare nelle memorie e nelle emozioni di quelle persone che con quell’arte sono venute in contatto.

Pomeriggio: prove al Ridotto del Teatro Storchi. Riccardo e Giulia portano uno sgabello, ha la forma di uno dei nani del film d’animazione Biancaneve. Potrebbe essere lo sgabellino su cui siederà Anna per interpretare la Mater strangosciàs. Sandro è indeciso, non sappiamo cosa sceglierà.

Il nano di Biancaneve è un segno: tenero e ironico, ci riporta alla nostra infanzia, così come la Mater, nel suo racconto, ci riporta all’infanzia di Gesù, incapace di spiegarsi fino in fondo come sia potuto accadere che quel bambino, che correva nell’aia della loro casa, ora sia morto inchiodato a una croce.

Oggi Anna prova nello spazio, lascia il supporto del copione e del tavolino.
Sandro ha l’influenza ma viene lo stesso alle prove. Si siede al suo tavolo di regia, Alberto alla sua sinistra, io alla sua destra. Guarda Anna di fronte a lui, nello spazio. Anna indossa una camicia bianca, giacca e pantaloni neri eleganti. I piedi sono scalzi. Sistema i lunghi capelli in uno chignon.
«Quando vuoi, puoi iniziare» dice Sandro. E inizia la prima filata nello spazio, ora tutto il Ridotto risuona della voce di Anna, delle parole incarnate di Testori.

La prova finisce, tra le note di regia di Sandro mi appunto questa in particolare “Ogni parola di Testori, anche la più piccola ha bisogno di essere incarnata”.
«Domani no, ma dopodomani, sì, Anna può andare in scena» dice Sandro. Anna sorride e risponde: «Sandro, continua a ripetermelo fino al 15 ottobre, così forse il 17 sarò veramente pronta».

Mercoledì 4 ottobre 2023 – Giorno 3 “Il trono di Erodiàs”

Arrivo al Ridotto del Teatro Storchi, un nuovo oggetto è apparso la mattina, un trono argentato, ricoperto di lastre di metallo. È un oggetto nudo, appuntito, senza fronzoli.
È il trono di Erodiàs, quello originale della messinscena di Sandro del 1998. Da dietro il trono arriva una voce «Ciao Virgi». È Anna, non l’avevo vista, è sdraiata su di un tappetino, sta facendo yoga per riscaldarsi prima delle prove.
Arriva Sandro dice «Sono felice di vedervi» poi guarda il tronetto. Lo nota ma non si sofferma sull’oggetto, io mi chiedo invece che cosa stia provando nel rivedere un oggetto di scena che lo ha accompagnato per così tante repliche. Anche il trono è destinato a vivificarsi di nuovo sulla scena abbandonando la polvere del magazzino in cui era stato ricoverato.
Non è un’immagine poetica la mia, il trono è veramente pieno di polvere. Lo pulisco per bene, lo straccio bianco che mi resta in mano è diventato color grigio scuro.

Iniziamo le prove, inizia la filata, Anna ricomincia «Jokanslaàn!/ Slanjokaàn!…».

Sandro, dopo la filata: «Ogni giorno lo stai portando sempre di più dentro di te, si abbracciano le due versioni, la mia e la tua, lo vedo chiaramente». Poi ancora: «Sono molto contento di come hai fatto la Mater, con la Mater sei pronta ad andare in scena domani, Erodiàs invece dopodomani».
Ridiamo tutte e tutti.
«Qual è il mio rapporto con il trono?» chiede Anna. «Il trono è una prigione, una prigione che ti rende orgogliosa ma è pur sempre una prigione che ti tiene lì inchiodata. – risponde Sandro e continua – A questo aggiungi la condizione di delirio di Erodiàs. Erodiàs parla con un morto (Giovanni Battista) credendo sia vivo, mentre la Mater è consapevole che suo figlio è morto e che lo sta salutando per l’ultima volta (l’ultima basada)».
Sandro mette in guardia Anna: «Fai attenzione ai momenti in cui Erodiàs e Mater ricordano: il ricordo si crea e si dipinge nella mente, un dettaglio dopo l’altro». Questa frase mi colpisce e penso che è proprio dall’addizione di un dettaglio dopo l’altro che si genera l’emozione e la commozione quando volgiamo lo sguardo al passato. Chissà quanti dettagli di quanti e quali ricordi scorrono nella mente di Sandro mentre guarda il tronetto, mentre ascolta Anna interpretare le parole di Testori.

Giovedì 5 ottobre 2023 – Giorno 4 “Sì!”

Oggi è la giornata dei “Sì!”.
Iniziamo le prove come abbiamo fatto nei giorni scorsi: quando io, Sandro e Alberto arriviamo, Anna è già nello spazio da tempo per riscaldare il corpo e la voce prima della filata che la aspetta.
Appena ci sediamo lei va in camerino a vestirsi con il costume provvisorio, la aspettiamo in sala. Anna torna, scambiamo qualche parola poi si inizia senza procrastinazioni.
Un nuovo giorno, una nuova immersione nei due monologhi.
Durante questa filata Sandro prorompe in esclamazioni di sostegno ad Anna ogni volta che la sua interpretazione è particolarmente efficace, organica e potente. Sandro dice «Sì!». Anna continua, sostenuta e incalzata da quei “sì”. La filata si conclude.

«Sta crescendo sempre di più, brava!» dice Sandro ad Anna, si stringono forte le mani, Sandro bacia le mani di Anna e sostano lì, in quell’unione, per qualche secondo.

Poi le note di regia, parola per parola, pagina per pagina: «Ti chiedo un maggior controllo nell’uso del corpo, i movimenti della danza devono essere più stilizzat»..
«La danza – dice Sandro – non è subito disperata, è un lento delirio che parte da un’allucinazione visiva e uditiva. Un’allucinazione da cui mano a mano Erodiàs è travolta».
Finiamo le prove soddisfatte e soddisfatti. Mentre torno a casa dopo la giornata di lavoro mi rimbombano in testa i “Sì!” di Sandro. Ripenso al monologo di Mater strangosciàs, quando Maria riporta le parole di Gesù “Del resto, / un sì / […]un sì / per poter sulla terra, / ecco, vivare, / senza e imperfino contra me, / bisogna del pure pronunciare.”
I di Sandro ricordano quelli del Gesù di Testori: sono al teatro e dunque alla vita.

Venerdì 6 ottobre 2023 – Giorno 5 “L’io e l’anima”

Mattina: studio e scrivo, sto ultimando la stesura di un brano intitolato “Erodiàs + Mater strangosciàs: La Vigilia” che verrà inserito all’interno del libretto dello spettacolo. Mentre scrivo penso a Sandro e ad Anna, mi chiedo se si sentiranno rappresentati dalle mie impressioni. È una domanda questa che mi pongo sempre quando la mia scrittura coinvolge così da vicino le persone intorno a me. Mi colpisce una frase scritta da Sandro nel libretto dello spettacolo del 1998: “La lingua e la drammaturgia di Testori sono un dialetto dell’anima” e ancora “Testori non è drammaturgo della pagina ma della scena, non della teoria ma dei corpi”. Penso allora che l’obiettivo di questo diario sia quello di restituire l’anima di questo spettacolo e delle persone coinvolte nella sua realizzazione.

Primo pomeriggio: incontro Cinzia Ascari, la videomaker che seguirà le prove e realizzerà insieme a me un video di backstage. Discutiamo su quale punto di vista assumere nella realizzazione del backstage: Cinzia mi consiglia di mettere in primo piano il mio punto di vista, ma io mi sento scomoda, non me la sento di mettermi al centro, mi sento una testimone. Mi chiedo: qual è la posizione della testimone? Quanta distanza deve mettere tra sé e l’oggetto della sua testimonianza e quanto spazio invece può prendersi? Questa domanda mi guida nella stesura di questo stesso diario, non penso di saper dare risposta, procederò fino alla fine per tentativi.

Oggi durante le prove penso al mio io, alla mia individualità travolta dal dialetto dell’anima di Testori, dalle sue parole, dall’interpretazione che Sandro ha fatto di quelle parole, dall’interpretazione che ne fa oggi Anna. E il mio io si rimpicciolisce, si sbriciola in migliaia di frammenti di fronte all’anima universale che emerge da Erodiàs e dalla Mater. Mi sento parte di un’unica sguaiata e delicata, gioiosa e addolorata, nobile e umile lamentazione universale.

 

Sabato 7 ottobre 2023 – Giorno 6 “La danza”

Oggi arrivo alle prove un’ora prima, Anna mi ha chiesto di aiutarla a costruire una proposta di danza da sottoporre a Sandro. La danza avviene durante il monologo di Erodiàs, è la danza di seduzione che Salomè esegue davanti a Erode, chiedendogli poi in cambio la testa di San Giovanni Battista. Il brano scelto da Federico Tiezzi e da Sandro, nel 1998, era “Hava Nagila” cantata da Josephine Baker a La Havana nel 1966.

Sulle note di “Hava Nagila” Anna ed io ci chiediamo perché Erodiàs canta e danza e cosa le accade in questo preciso momento del monologo. Dapprima, il canto di Erodiàs è il ricordo della danza di Salomè: Erodiàs la spia fare ciò che le ha chiesto, ovvero concedersi a Erode chiedendo in cambio l’uccisione di Giovanni Battista. Il canto di Anna-Erodiàs inizia così, con l’intenzione di spiare Salomè e riportare, a noi pubblico, quello che lei fa davanti a Erode. Poi il ricordo prende il sopravvento, Erodiàs diventa Salomè, rivive nel suo corpo quel momento di seduzione, per sfociare infine nell’allucinazione e nell’angoscia: Erodiàs si rende conto di cosa significa quella danza, di come quella danza abbia sancito la morte della persona che lei stessa desiderava e amava.
La danza si conclude con urla disperate: Erodiàs si getta davanti a quello che resta di Giovanni Battista, la sua testa. Sandro accoglie la proposta di danza che gli sottoponiamo, apporta qualche aggiustamento e semplificazione.

Finiamo le prove e mi ritrovo ossessionata dalle note di “Hava Nagila”, canzone che mi resta in testa per tutta la sera e mi accompagna fino a quando non vado a dormire, una strana ninna nanna che mi fa scivolare nel sonno.
Mi trovo di nuovo a confronto con la ripetizione teatrale che mi ossessiona: il lavoro teatrale è trovare gesti, parole e azioni, poi continuare a ripeterli finché lo spettacolo ha vita, cercando di mantenere intatta la loro naturalezza e quell’energia che li ha generati la prima volta.
La difficoltà e la bellezza stanno proprio in questo: tentare costantemente di riprodurre qualcosa che è già accaduto.

Domenica 8 ottobre 2023 – Giorno 7 “La visita”

Oggi c’è un’atmosfera placida e serena, di chi è soddisfatto e soddisfatta dei giorni di prove trascorsi e si prepara al giorno di riposo dopo una settimana di lavoro. C’è anche una sottile euforia per il debutto che si avvicina: finita la prima settimana ne resta solo un’altra prima di arrivare a quel momento magico in cui il lavoro si apre all’incontro con persone sconosciute. Tutto a teatro si fa per arrivare a quell’incontro, a quell’appuntamento.

Oggi apriamo le prove al primo spettatore: Valter Malosti. Anna è emozionata come lo sono tutti gli attori e le attrici nel momento in cui lo spazio protetto delle prove viene aperto ad uno sguardo esterno. È il primo scalino da superare, il primo sguardo di giudizio a cui sottoporsi.
La filata procede bene, Sandro sostiene Anna con i suoi “Sì”, segna alcune note sul copione, Valter segna qualcosa sul suo taccuino, io appunto i movimenti di Anna sul copione e mi commuovo, come tutti i giorni, davanti al dolore di Mater strangosciàs.
La filata termina, Sandro sorride e dice «Bene, stasera! Stasera sei pronta per andare in scena». Ridiamo. Sandro dà le sue note di regia, Anna lo segue parola per parola e segna tutto con precisione sul suo copione. Sandro chiede a Valter di condividere le sue opinioni. Valter fornisce le sue impressioni con delicatezza, sa che la sala prove di un altro regista è un luogo intimo in cui entrare bussando e chiedendo il permesso. Dal canto suo, Sandro sa che, arrivati a questo punto del lavoro, uno sguardo esterno è prezioso per affinare lo spettacolo e renderlo sempre più efficace. L’artista corre il rischio di rinchiudersi in se stesso se tutto il processo di lavoro resta a porte chiuse. Sandro accoglie le impressioni di Valter e apportiamo delle piccole modifiche.

Ci salutiamo, io e Sandro corriamo a prendere il treno, Anna e Alberto restano a Modena nel pomeriggio «Vogliamo assistere a uno spettacolo di cavalli che avrà luogo in Piazza Grande per gli eventi Unesco che animano Modena questo weekend» dicono.
Modena, la città che ho lasciato perché mi stava stretta, la ritrovo piena di vita.

 

Lunedì 9 ottobre 2023 – Giorno 8 “Il Riposo”

Oggi riposiamo. Sandro a Firenze, Anna ed io a Milano, Alberto a Modena. Recuperiamo le forze in vista dell’ultima settimana di prove, la più intensa che ci porterà direttamente al debutto il 17 ottobre.

Martedì 10 ottobre 2023 – Giorno 9 “L’intervista”

  1. Chi è stato ieri e chi è per te, oggi, Testori?
  2. Cosa significa per te lasciare qualcosa in eredità? Cosa significa per te ricevere qualcosa in eredità?
  3. Ricordi la prima volta che hai conosciuto Anna? Ricordi la prima volta che hai conosciuto Sandro?
  4. Perché lasciare questa eredità proprio ad Anna? Perché ricevere questa eredità proprio da Sandro?
  5. Se tu potessi associare un’immagine, un odore, un sapore, un brano musicale e una sensazione tattile a questo progetto, quali sarebbero?

Iniziamo la giornata con un’intervista che ho preparato per Sandro e Anna, voglio inserirla nel video di backstage che realizzerò insieme a Cinzia Ascari e che allegherò a questo diario.
Ascolto le risposte di Sandro e Anna, riporto le risposte a me più care, quelle alla domanda 5.

Sandro
Immagine: “Le tre Erodiadi” di Francesco del Cairo
Sapore: Agrodolce

Odore: Profumo di rose

Brano musicale: Schubert – Adagio del quintetto per archi
Sensazione tattile: Velluto

Anna
Immagine: Dipinto di una Madonna con bambino
Sapore: Il risotto alla milanese

Odore: Soffritto di cipolla nel burro

Brano musicale: Gino Paoli – Il Cielo in una stanza
Sensazione tattile: Velluto

Entrambi, a loro insaputa, associano il velluto ai Due lai di Testori. Il velluto mi ricorda il teatro: il sipario rosso con le rifiniture dorate, gli arredi, la tappezzeria delle poltrone del pubblico.
Testori e la sua meta-teatralità, i suoi spostamenti continui tra l’attrice e il personaggio: le tre donne dei Tre lai di continuo rompono la finzione e svelano l’attrice che le interpreta e l’autore che ha scritto quelle parole. È un teatro che rifugge la quarta parete.

Siamo alla prova costume, Anna indossa un completo elegante maschile, giacca e pantaloni neri, e una camicia bianca. La sarta con attenzione appunta sul vestito, con degli spilli, le modifiche da apportare nei giorni successivi. Lo spettacolo comincia a comporsi, un altro elemento si è aggiunto. Guardiamo il video dei “Due lai” del 1998. Sandro indossa un completo molto simile a quello che indossa oggi Anna. I due corpi per un attimo si sovrappongono nella mia mente.

Anna è pronta, inizia la filata. A conclusione Sandro dice «La prova è stata magnifica», Anna risponde «Sei generoso, troppo!», Sandro ribatte «No, non sono generoso, sono oggettivo».
Anna e Sandro si abbracciano, si stringono forte le mani, si sussurrano parole che non posso udire.

Mercoledì 11 ottobre 2023 – Giorno 10 “Nella stanza de lei / pian, pian / pian, piano / ecco, me me portai”

Oggi devo andarmene dalle prove due ore prima, alle ore 18 devo prendere un treno per Roma dove debutterà domani il mio spettacolo “Witch is”. Il 12 ottobre sarò a Roma e non potrò seguire le prove. Sono felice di poter presentare il mio lavoro in una città come Roma, tuttavia, al momento di lasciare la sala prove in anticipo, mi viene un po’ di nostalgia. La verità è che mi dispiace perdermi ogni singola ora di questo lavoro raffinato e sensibile. Non mi sono sempre sentita così nella mia vita e nei lavori che ho seguito da 10 anni a questa parte. Questa considerazione mi fa sorridere, significa che mi trovo bene con le mie colleghe e i miei colleghi, significa che è un piacere trascorrere il tempo con loro. Mi ritengo fortunata, non è scontato che il lavoro sia un piacere.
La porta del Ridotto del Teatro Storchi scricchiola quando la si apre e io ho paura di disturbare Anna durante la filata quando sarà il momento di partire: Sandro mi suggerisce di aprirla e chiuderla dietro di me, proprio nel momento del monologo di Erodiàs quando racconta di come entra, di notte, nella stanza di Salomè. Magicamente così accade, devo partire proprio mentre Anna è arrivata a quel punto del monologo.
“poi, nella stanza de lei,”
gniiik – apro la porta
“pian, pian,
pian, piano,”
gniiik – chiudo la porta
“ecco, me me portai”.

Venerdì 13 ottobre 2023 – Giorno 11 “Il salto di Anna”

Mattina presto, parto da Roma per tornare a Modena. Prima dell’inizio delle prove mi incontro con Cinzia Ascari per continuare a definire la struttura del video di backstage che realizzeremo. Guardiamo e tagliamo le interviste fatte a Sandro e ad Anna qualche giorno prima. Sorrido ad ascoltarli raccontare del progetto, di ciò che significa per loro e di aneddoti teatrali su come si sono conosciuti per la prima volta.

Iniziamo le prove, chiedo a Sandro come sia andata ieri: «Anna ha fatto suo lo spettacolo – dice – ha fatto quel salto di qualità che avviene di solito durante la generale. È avvenuto ieri! – sorride – pensa che non le ho dato nessuna nota di regia, le ho detto: Anna, non ho nulla da dirti».

Arriva Anna proprio mentre Sandro sta finendo di dirmi questa frase, si lamenta ridendo che Sandro sia troppo buono. Iniziamo la filata e lo noto anche io, il salto di Anna, è accaduto: le parole di Testori, sono diventate sue.

Sabato 14 ottobre 2023 – Giorno 12 “L’allestimento”

Oggi entriamo al Nuovo Teatro delle Passioni, inizia l’allestimento dello spettacolo. Fino a ieri abbiamo provato al Ridotto del Teatro Storchi, oggi finalmente approdiamo nello spazio dove andremo in scena. Per me si tratta di una giornata doppiamente emozionante per motivi personali: sono nata e cresciuta a Modena e il primo teatro in cui sono entrata, appena dodicenne, è stato il vecchio Teatro delle Passioni. Ritrovarmi a lavorare, oggi, qui, nel nuovo teatro mi scatena emozioni contrastanti: nostalgia, felicità, curiosità.

Il primo giorno di allestimento in teatro è un giorno stancante perché si lascia la dimensione intima della sala prove, per approdare a un luogo più grande in cui tutti gli elementi tecnici devono essere messi alla prova e funzionare. La giornata scorre veloce e in effetti rispecchia le mie previsioni: io, Sandro e Alberto ci districhiamo nel caos dell’allestimento e incontriamo tutte le maestranze che lavorano allo spettacolo (direttore di scena, attrezziste, macchinisti, fonico, disegnatore e tecnico luci). Ogni persona porge domande a Sandro su come voglia un determinato elemento che compone lo spettacolo. Sandro riflette e risponde in breve tempo a ogni persona, ha le idee chiare e questo facilita lo scorrere del lavoro.
Prima che arrivi Anna iniziamo a creare le luci per lo spettacolo. Aiuto Vincenzo De Angelis, disegnatore e tecnico luci, a fare i puntamenti (ovvero a puntare i fari sullo spazio scenico di modo da illuminarne con cura lo spazio e l’attrice). In questo caso mi metto io nello spazio al posto di Anna e prendo le sue posizioni mentre Vincenzo, in alto su di un trabattello, viene spostato da un faro all’altro per modificarne la posizione.
Una volta puntati i fari è il momento di comporre e registrare le memorie luci sulla consolle luci. Sandro è in alto, in regia, e mi chiede di stare nello spazio e di recitare la parte di Anna, ripercorrendo parole e movimenti.
Mi siedo sul trono, si accendono e si spengono i fari lasciandomi aloni violacei negli occhi, è tutto buio intorno a me. All’inizio mi sento completamente a disagio a ripetere la parte di Anna, mi sento goffa a ripetere i suoi movimenti. Movimenti che lei ha creato e che esegue con naturalezza. Sono a disagio su quel trono, sotto quella luce che mi illumina, il palco non fa per me, lo so da sempre, il mio posto è in regia. Amo essere l’occhio che orchestra dietro le quinte, senza esporsi così direttamente, senza mettersi così a nudo in prima persona. Mi chiedo: la regia comporta un po’ di vigliaccheria in questo suo ritirarsi nell’oscurità lasciando il lavoro sporco alle e ai performer?

Continuo a ripetere la parte e i movimenti, il mio coraggio aumenta, la parola di Testori trascina anche me. Provo piacere a dire ad alta voce le sue parole, sono state scritte per essere pronunciate a voce piena davanti ad altre persone, penso.

Nel pomeriggio non filiamo, Anna recita poche parti dello spettacolo giusto per permettere alla fotografa di realizzare le foto di scena. Alle 16 ci salutiamo, ci diamo appuntamento per cenare insieme alla Trattoria Il Fantino. Ritorno a casa, ed eccomi qui, a scrivere.

Domenica 15 ottobre 2023 – Giorno 13 “Con il fiato sospeso”

Mattina: dobbiamo ultimare le memorie luci. Ci chiudiamo in sala io, Sandro, Alberto e Vincenzo. Passiamo la mattinata di sole chiusi dentro al teatro, al buio, giocando con fasci di luce e colori. Oggi chiedo ad Alberto di stare lui in scena a ripercorrere i movimenti e la parte di Anna (Alberto è un attore, penso che non si sentirà a disagio come me, ieri). Io salgo in regia di fianco a Vincenzo per aiutarlo nella composizione delle luci. Sandro è in platea, ci dà indicazioni.
Memoria dopo memoria, riusciamo ad ultimare il lavoro per ora di pranzo, siamo increduli! Di solito le memorie luci sono uno dei momenti tecnici più lunghi e difficili. La luce è un elemento delicato e potentissimo, capace di trasportarti in atmosfere e mondi diversissimi tra loro nel giro di pochi secondi.

Pomeriggio: facciamo la prima filata in teatro con tutti gli elementi tecnici ultimati. C’è la scenografia, ci sono gli oggetti di scena giusti, ci sono le musiche, le luci e il costume. Anna è pronta. Io sono emozionata: funzionerà tutto o dovremo cambiare delle cose?
Iniziamo, passo dopo passo, ho il fiato sospeso, ma mi rendo conto che il lavoro funziona, regge la messa alla prova a cui ti sottopone la sala teatrale. Alla fine, Anna e Sandro si abbracciano a lungo. Sono consapevoli di aver creato insieme bellezza. Ci salutiamo dopo aver valutato dei piccoli aggiustamenti da apportare domani, ci diamo appuntamento alla tanto attesa prova generale.

Lunedì 16 ottobre 2023 – Giorno 14 “La generale: un saluto”

Arrivo in teatro alle ore 14: controllo insieme a Mauro, il direttore di scena, gli ultimi ritocchi che sono stati fatti alla testa e al sudario. Apportiamo qualche aggiustamento, controlliamo che ogni cosa sul tappeto di scena sia a posto.
Poi salgo in regia: insieme a Vincenzo e Alberto scorriamo tutte le memorie luci e facciamo delle piccole modifiche. Arriva Cinzia Ascari, deve riprendere, prima della generale, alcune scene che verranno recitate ad hoc da Anna per realizzare il trailer dello spettacolo. Terminati questi lavori di rifiniture e di riprese mi pervade una sensazione di soddisfazione, è tutto pronto.
Adesso lo spettacolo è di Anna, noi, d’ora in poi, dobbiamo soltanto sostenerla e accompagnarla con gli elementi tecnici ma niente di più, non serve altro.
Accadrà stasera un ulteriore passaggio: il primo è stato quello avvenuto durante queste settimane di prove, il passaggio dell’interpretazione di Sandro ad Anna; il secondo è questo passaggio di consegne che accade ora. Ogni persona della compagnia che ha reso possibile, con la sua professionalità, la creazione del progetto, ora fa un passo indietro. Il lavoro fatto ha portato alla generazione di uno spettacolo che Anna può gestire da sola, con l’aiuto di Vincenzo (che gestisce le luci e l’audio) e Mauro, il direttore di scena.
Sandro, Alberto ed io, dalla generale in poi, saremo superflui e dovremo lasciar camminare da solo questo spettacolo, sulle gambe di Anna.
Io non sono brava a lasciare andare, dopo un lavoro come questo in particolare. Il viaggio della creazione teatrale è intenso e mi riempie ogni volta di emozioni così forti che, al suo termine, percepisco un senso di vuoto quasi doloroso. Poi, superato il piccolo trauma che genera ogni distacco, mi sento piena di nuovo, questa volta di gratitudine. Gratitudine verso le persone che hanno reso indimenticabili questi giorni di lavoro: Sandro, Anna, Alberto, Giulia.
«Abbiamo lavorato in stato di grazia» mi dice Sandro poco prima della generale. Mi ringrazia con dolcezza. Io riesco solo a ricambiare con un timido «Grazie a te Sandro» perché le parole mi si strozzano in gola: tutto ciò che posso dire in questo momento mi sembra così riduttivo e inadeguato per esprimere davvero quello che provo per Sandro e per il lavoro appena trascorso.

Inizia la generale, Anna recita e ci ipnotizza: è come se prendesse ognuno di noi per mano per condurci attraverso le parole di Testori. Nonostante io abbia visto questo spettacolo ormai decine di volte, resto appesa ad ogni suo movimento, ad ogni parola. Mi fa ridere, mi fa piangere. Penso allora che l’obiettivo del fare teatrale sia stato raggiunto, perché io vado a teatro per il desiderio puro e semplice di emozionarmi. Per sentire che la mia empatia è viva e risuona, per salvarmi dal cinismo e riaffermare di volta in volta che sono un essere umano e niente di ciò che appartiene all’essere umano mi è alieno (per citare, a parole mie, Terenzio).

La generale termina, le persone presenti applaudono. Sandro, Anna, Alberto ed io ci guardiamo un po’ commossi. Ci abbracciamo sodisfatti. Lo spettacolo è pronto per debuttare domani.

Care lettrici, cari lettori, il mio diario di bordo si ferma qui. Un diario di bordo è fatto per documentare il percorso, il viaggio e non la destinazione. Per questo motivo, quello che accadrà al debutto di domani, e poi per tutte le repliche che seguiranno, appartiene a voi se vorrete essere spettatrici e spettatori di questo spettacolo.

Ad Anna, “Tanta merda!”.
A Sandro e Alberto, “Arrivederci”.
A voi tutte e tutti, “Buona visione”.

Virginia Landi