Earthbound
ovvero le storie delle Camille
Teatro Storchi
A proposito di questo spettacolo
Note di regia
Essere sull’orlo dell’estinzione non è più una metafora.
Per uscire dall’atteggiamento distruttivo del GAME OVER che ci potrebbe cogliere, la filosofa Donna Haraway scrive Staying with the trouble, un saggio speculativo di eco-femminismo che include storie di fantascienza: esempi di futuri possibili in cui la specie umana unisce le forze ad altre specie per salvare il nostro pianeta e prendersene di nuovo (e meglio) cura.
Partendo da questo spunto, lo spettacolo mostra una piccola colonia di individui migrati in aree danneggiate dallo sfruttamento umano, per risanarle grazie alla collaborazione con partner non-umani.
Sono gli |Earthbound|
Umani a cui sono stati impiantati i geni di creature in via d’estinzione con il duplice scopo di conservarne la specie e favorire una nuova prospettiva per l’adattamento dell’uomo con l’ambiente naturale grazie alla simbiosi con il suo doppio animale.
Consapevoli che nessuna specie agisce da sola, nemmeno quella umana e che non sia possibile distinguere organismo da ambiente, per fronteggiare l’esaurimento delle risorse naturali ormai quasi prosciugate, gli |Earthbound| mirano alla drastica riduzione della presenza umana sulla Terra.
“Fate legàmi, non bambini” è il primo comandamento di una politica di controllo delle nascite basata sulla sostituzione parziale dei legami di sangue con quelli di cura.
Per gli |Earthbound|, la nascita di un bambino è una scelta collettiva, rara e preziosa, di cui l’intera comunità è responsabile. Per questo, a ogni bambino vengono assegnati almeno tre genitori.
In scena, gli |Earthbound| prendono vita grazie alle creature animatroniche progettate da Paola Villani e ispirate alle opere dell’artista australiana Patricia Piccinini, in un monologo di fantascienza per attrice e pupazzi che trasforma in spettacolo il pensiero eco-femminista contemporaneo, ibridando la tradizione del teatro di figura con tecniche di animazione innovative.
E’ Bruno Latour a inventare il neologismo |Earthbound| per rispondere al bisogno contemporaneo di definire la nostra specie in base a un nuovo rapporto con la Terra, che non si limiti più al cieco attaccamento al suolo, come fino ad ora aveva indicato la parola “umano” (da homo, hominis, strettamente legato al termine humus, “terra”).
La questione climatica ci richiede di essere di nuovo sensibili e collegati a Gaia, ai suoi molteplici legami e rapporti simbiotici. Superare la frattura tra Uomo e Natura, riconoscendo che l’ambiente influenza lo sviluppo dell’individuo che esiste grazie a relazioni simbiotiche con altre specie come batteri, virus e funghi. Questo nuovo approccio all’essere umano come holobyonte ci permetterebbe di trovare risposte ai mutamenti ecologici. Secondo Latour, abbiamo bisogno di non essere più semplicemente “Umani” ma |Earthbound|.
E se, come dice Donna Haraway, “Le storie fanno i mondi. I mondi fanno le storie”, |Earthbound| è uno dei racconti possibili del mondo nuovo in cui potremmo trovarci a vivere domani.
Il nuovo spettacolo vanta già un risultato importante in quanto è tra i 122 progetti sostenuti da i-Portunus, bando europeo a sostegno della mobilità creativa. Tra le oltre 1200 proposte artistiche arrivate da tutta Europa, il nostro lavoro è stato sostenuto proprio perché incentrato sull’innovazione tecnologica nel settore del teatro di marionette e burattini che è ancora molto legato alla tradizione.
i-Portunus ci ha permesso di sviluppare il primo prototipo di creatura meccanica insieme al team di João Rapaz, artista di effetti speciali e film di animazione, negli studi di Oldskull FX di Lisbona.
Si rinnova anche per questo progetto la collaborazione tecnica con Igus®, azienda leader nella produzione di tecnopolimeri che fornirà la componentistica con cui realizzeremo gli scheletri dei pupazzi.
I nuovi sistemi di movimentazione che stiamo progettando, basandosi su un’animazione generata da un movimento umano, richiedono una componentistica leggera e allo stesso tempo affidabile che solo i prodotti Igus® sono in grado di garantirci.
La rinnovata collaborazione con Igus® rappresenta per noi un tentativo di sinergia tra imprese culturali e industria tecnologica, nella speranza che l’innovazione e la ricerca portino sempre benefici e crescita a chi le sostiene.
Marta Cuscunà
Prima assoluta
Durata: 70 minuti
Repliche
Al 29/05/2021
Dati artistici
direttore tecnico Massimo Gianaroli
direttore di scena, capo elettricista e fonico Marco Rogante
macchinista Simone Spangaro / Jurgen Koci
scene costruite nel laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
sponsor tecnico igus® innovazione con i tecnopolimeri
pulegge Marta s.r.l. forniture per l’industria
costruzioni metalliche Righi Franco Srl
fili d’acciaio e guaine per freni di biciclette Franza Giuseppe
un ringraziamento speciale a Giusi Merli che ha gentilmente concesso le sue sembianze per realizzare Camille 1
e a Guqin Wu per aver condiviso con tanta generosità un pezzo della nostra strada
produzione EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE, CSS TEATRO STABILE DI INNOVAZIONE DEL FVG, ETNORAMA
con il sostegno di São Luiz Teatro Municipal (Lisbona)
con il supporto di Istituto Italiano di Cultura di Lisbona, i-Portunus, A Tarumba – Teatro de Marionetas (Lisbona), i cittadini e le cittadine che hanno aderito al progetto #iosonoMecenate
(I MECENATI: Carlo Chiarino, Anonimə, Tania Grimaldi, Anonimə, Multiservice di Gloria Vezzoli, Davide Pocchiesa, Eleonora Belloni, Claudio Regeni, Giovanna Rovedo, Omar Manini, Veronica Viotti, Michele Ferrandino, Isabella Sartogo, Roberto Franco, Anonimə, Gianna Gorza, Serena Stocco, Angela Ascari, Laura Cantarella, Agata Cacciola, Anna Zucchiatti, Alessandro Amato, Franco Parlamento, Anonimə)
in collaborazione con Dialoghi – Residenza delle arti performative a Villa Manin 2018/2020
grazie a Andrea Macaluso, Antonella Ninni, Barbara Boninsegna, Eleonora Odorizzi, Famiglia Cuscunà/Zucchiatti, Famiglia Villani e dipendenti ditta Marta, Filippo Raschi, Francesco Gritti, Francesco il biciclettaio, Il lavoratorio, Jean-François Mathieu, Laura Marinelli, Maria Magalhaes, Sue Ellen, Chiara Venturini, Samuele Nicolettis per Veleria Onesails, Valentina Fogliani
foto di scena Guido Mencari